Preti pedofili? Colpa di Woodstock e del Rock n’ Roll

Un rapporto della Confederazione dei Vescovi americana, intitolato “Le cause e il contesto di abuso sessuale di minori da parte di preti cattolici negli Stati Uniti, 1950-2002” sta sollevando numerose polemiche.

Il rapporto (finanziato principalmente dai Vescovi e costato 2 milioni di dollari) tocca un tema molto delicato, e cioè quello della pedofilia e dell’omosessualità nella Chiesa Cattolica. Ma non vengono trovate responsabilità nella Chiesa: se tra i religiosi si annidano pedofili ed omosessuali (peraltro, un accostamento che lascia decisamente molto perplessi), la colpa sarebbe invece del ‘68, degli ideali di libertà, della “rivoluzione sessuale” e, non ultimo, del rock n’roll, che avrebbero in qualche modo creato un contesto sociale che avrebbe corrotto le anime dei religiosi. Tanto che si parla di “effetto Woodstock”.

Un’ulteriore elemento di polemica sta nella definizione di “pedofilia” che viene adottata: infatti, secondo il rapporto, solo una minima parte (il 22%) degli abusi denunciati sarebbe da considerare pedofilia, che il rapporto definisce come abuso sessuale nei confronti di preadolescenti, e fissa arbitrariamente la soglia della preadolescenza a dieci anni.

Fortunatamente, non tutte le gerarchie ecclesiastiche americane sembrano essere su questa lunghezza d’onda. Parallelamente a questa iniziativa, vi sono stati gli inviti (analoghi a quelli del Vaticano) a non esitare a denunciare un religioso che commetta abusi, così come l’invito ai Vescovi a collaborare con le autorità. Senza cercare di scaricare la colpa sul Rock n’Roll.